Copiate maledetti!
Visto l’interesse per il toot sull’articolo Copiad malditos di @christian 💀, ho pensato di pubblicare l’intera traduzione del testo, la trovate qui sotto e la potete scaricare anche in formato pdf da qui: https://dgxy.link/copimad
Approfitto dell’occasione e dell’argomento per ricordare un bel libro, Du bon usage de la piraterie pubblicato nel 2005 dal giornalista francese Florent Latrive, la versione digitale era disponibile con licenza Creative Commons.
Ne avevo tradotti due estratti, sempre attualissimi,che potete leggere nell’archivio di Framalibre:
Del buon uso della pirateria: https://archive.framalibre.org/article3702.html
La stampante, il finlandese e i pinguini: https://archive.framalibre.org/article3695.html
Il libro era stato poi pubblicato in Italia da DeriveApprodi; adesso è fuori catalogo sia in Italia che in Francia, se ne può trovare ancora qualche copia usata.
Il testo originale in francese distribuito con licenza Creative Commons BY-NC-SA si può però ancora scaricare da qui: https://dgxy.link/bonusagepir
Buona lettura :)
Copiate maledetti!
Testo originale: https://thecheis.com/2023/09/03/copiad-malditos/
di THE_CHEI$
Distribuito con licenza Creative Commons BY-SA 4.0
Propongo una riflessione che potrebbe sembrare strana, ma che in fondo non lo è: quali sono i parallelismi tra la figura del copista medievale e, per esempio, un utente di BitTorrent o qualcuno che fa tesoro dei download pirata? E se dicessi che entrambi mi sembrano ugualmente importanti? Nell'Internet di oggi diamo per scontato che tutto il materiale sia presente, senza possibilità di guasti o di scomparsa per qualsiasi motivo. Abbiamo la falsa convinzione che nulla andrà perduto, che sarà su qualche piattaforma digitale, eppure anno dopo anno vengono caricati molti dei cosiddetti "lost media", cioè cose che si pensava fossero perse o cancellate dalla memoria collettiva, finché un'anima caritatevole non le ha caricate. Spesso accade con materiale che si trovava su nastri VHS o simili.
Contestualizziamo un po': nel Medioevo, prima dell'avvento della stampa, gruppi di persone chiamate copisti si occupavano di recuperare opere antiche e di copiarle, per una biblioteca monastica o per un nobile. Questo è stato il periodo in cui sono state gettate le basi della scienza e del rinascimento, e il recupero degli scritti antichi è stato fondamentale. Poiché nessuno aveva il concetto di "proprietà intellettuale", gruppi di monaci e scribi lavorarono con gli occhi, le mani e la schiena per preservare questa conoscenza. Questo è considerato uno degli eventi più importanti della storia.
Arriviamo ai giorni nostri: quasi nessuno conserva più ciò che gli piace in formato fisico. Film, musica, software, videogiochi e libri sono passati dai nostri scaffali ai nostri hard disk, e a volte nemmeno a quelli. Lo streaming ci ha tolto il desiderio di conservare quel materiale e le comunità di file-sharing sono perseguitate. La miscela di entrambi i fattori ha diffuso l'idea che copiare tutte queste opere sia inutile e illegale. Abbiamo lasciato che server aziendali ben posizionati avessero un controllo quasi totale sulla cultura audiovisiva.
Un giorno le aziende cambieranno le loro politiche, rimodelleranno il loro catalogo o chiuderanno. Le versioni originali di film, dischi e libri potrebbero andare perse a causa di rimasterizzazioni o reinterpretazioni di dubbio gusto, come nel caso dei film originali di Guerre stellari (quasi impossibili da ottenere) o della recente censura (sì, censura) delle opere per bambini di Roald Dahl, per fare un esempio.
La mancata conservazione delle opere originali attraverso la copia porterà a un possibile futuro in cui si assisterà a un degrado, proprio come è avvenuto per vari scritti classici. Nel peggiore dei casi, una notevole scomparsa delle fonti originali seppellirebbe nell'oblio gran parte del materiale del secolo scorso, con pochi fortunati in possesso di queste meraviglie. Uno scenario degno di qualsiasi racconto post-apocalittico che, almeno per ora, appartiene alla fiction.
Dobbiamo recuperare la cultura della copia e del torrent, di Pirate Bay e compagnia. Dovremmo copiare più spesso i nostri CD, DVD e BluRay. Dovremmo partecipare di più al file sharing, almeno in piccoli gruppi. Grazie a ciò, l'industria musicale e cinematografica ha conosciuto un'ascesa vertiginosa negli anni 2000, che oggi non accenna a diminuire. Grazie a legioni di appassionati di videogiochi, le ROM classiche possono essere apprezzate sia dalle vecchie che dalle nuove generazioni, ed è nata la febbre del retro gaming e del movimento indie. Grazie a questo, molti di noi possiedono ancora dischi ormai fuori catalogo e non presenti su nessuna piattaforma musicale.
Sta a noi decidere se Internet sarà l'enorme biblioteca che era stata progettata o, al contrario, un oceano di contenuti veloci e transitori che seppelliscono un intero patrimonio culturale... almeno fino a quando non verrà riscoperto. Sarà l'archeologia del web il lavoro del futuro? Saranno i pirati i veri conservatori, i copisti del XXI secolo? Fate le vostre scommesse.
Traduzione italiana: https://framapiaf.org/@nilocram
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Sobre mí
—y sobre el blog— Indie (o algo así). Amante del minimalismo, el diseño y la cultura del siglo XX. Entusiasta de Linux y el código abierto. Fabricado en Galicia a finales de los años 80. Mi nombre …THE_CHEI$
Copiate, maledetti! Che parallelismo c'è tra la figura del copista medievale e un utente di BitTorrent? Un'interessante riflessione di @the_cheis: https://thecheis.com/2023/09/03/copiad-malditos/ #conoscenza #internet #tecnologia @informapirata @lealternative @maupao @alephoto85 @goofy @filippodb @dataKnightmare @euklidiadas @ghoseCopiad, malditos
Propongo una reflexión que podría sonar extraña, pero en el fondo no lo es: ¿qué paralelismos hay entre la figura del copista medieval y, por ejemplo, un usuario de BitTorrent o alguien que atesora…THE_CHEI$
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in reply to nilocram • • •@:fedora: filippodb :cc: :gnu: @Le Alternative @maupao @Devol :fediverso: @macfranc @christian 💀
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Davide Tommasin ዳቪድ
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Marco Bresciani
in reply to Davide Tommasin ዳቪድ • • •Non sono inconsapevoli: già anni fa l'UNI, l'ente di standardizzazione italiano, definì come standard di riferimento, ad esempio, i formati Open Document (LibreOffice & Co.), ma se politicamente è più facile prendere la mazzetta dal fornitire, che per facilità e ignoranza ti butta lì MS Office, be', in questo caso gli standard finiscono nel dimenticatoio. 😒
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Davide Tommasin ዳቪድ
in reply to Marco Bresciani • • •