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Che fine ha fatto il movimento per il libero accesso alle pubblicazioni accademiche

Negli ultimi dieci anni ha perso forza e popolarità, perché internet è cambiata completamente, ma quei problemi sono rimasti

#openscience #openaccess

L'articolo di @violastefanello è su #IlPost

@scienza @mcp @aisa

https://www.ilpost.it/2024/01/12/fine-guerrilla-open-access/

in reply to macfranc

Ci sono non poche inesattezze. Mi limito a quella più evidente, vale a dire la presunta necessità di "una piattaforma che metta a disposizione grandi masse di libri e studi a un prezzo basso e fisso, come fa Netflix con i film o Spotify con la musica" che dà per scontato che la pubblicazione scientifica debba restare in mano a un distributore commerciale, per di più monopolista, quando ormai perfino l'UE preferisce il https://www.scienceeurope.org/our-priorities/open-access/diamond-open-access/ [segue}
in reply to macfranc

Archivi aperti e interoperabili esistono da decenni: ArXiv, Scielo, Redalyc, Zenodo... dove si può leggere questo testo molto informativo: https://zenodo.org/record/7212922 Se non è chiaro perché la platformization che l'articolo suggerisce sia pericolosa suggerisco inoltre: https://liberquarterly.eu/article/view/13561

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in reply to Maria Chiara Pievatolo

non mi sembra che l'articolo suggerisca una tendenza, quanto più che registri le tendenze trascorse tra la morte di Aaron Swartz e l'epoca attuale che, sopratutto dopo i lockdown, ha visto il massimo sviluppo delle piattaforme.

La stessa Europa, che pure tu citi come testimonianza di una controtendenza, in realtà non è davvero "l'Europa", ma una élite intellettuale (illuminata ma minoritaria) che tra Strasburgo e Bruxelles sta cercando di lavorare per rendere possibili delle alternative

in reply to macfranc

chi dovesse informarsi solo con l'articolo ne trarrebbe l'impressione che l'OA sia appannaggio di stanchi attivisti al limite della legalità e di pirati e che per normalizzarlo occorrano piattaforme commerciali, anche monopolistiche. "Registrare" è lecito ma, se si vuole informare senza parere tendenziosi, si dovrebbero evitare omissioni e inesattezze. Perché una cosa fattibile fin dagli anni '90 del secolo scorso si è rivelata così difficile? C'entreranno qualcosa i monopoli?

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in reply to Maria Chiara Pievatolo

stanchi no di sicuro, ma sicuramente pochi rispetto alla massa di chi non vede l'open access come un valore universale e un diritto umano. E sicuramente deboli rispetto alla potenza di fuoco dei grandi conglomerati editoriali.
Perché lo scenario è desolante: lo streaming ha decimato la comunità del peer sharing e gli attivisti della ricerca scientifica si sono ritrovati ancora più soli.
E come se non bastasse, il dibattito sugli LLM sta avvantaggiando gli Editori...
in reply to macfranc

l'unica cosa che un po' consola è che questa minoranza sta probabilmente crescendo di numero e peso: bisogna capire quanto saprà crescere velocemente e quanto saprà pesare politicamente
in reply to macfranc

Le notizie sull'emancipazione della Sorbona da Clarivate Analytics e del CNRS francese da Scopus, e la sorprendente presa di posizione da parte della Commissione Europea a favore del Diamond OA non sono trascurabili. Nei prossimi giorni ne darò una più piccola, ma interessante, anch'io...

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in reply to Maria Chiara Pievatolo

no, non sono trascurabili. Ma sono comunque un'avanguardia e in ogni caso vanno diffusi (ed emulati) ancora di più
in reply to macfranc

Articolo molto interessante, letto volentieri.

Ho un appunto: invece di mettere il trailer di "internet own boy" su YouTube si poteva mettere il film intero da peertube (giusto per stare in tema di conoscenza libera).

https://peertube.uno/w/t4Uft32TfUGk6bmRKxBUVD

@scienza @mcp @aisa
@macfranc

This entry was edited (10 months ago)

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